FRANCESCO SEVERA ( UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE ) | Gli autori del blog

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L’integrazione europea alla prova della “questione orientale”


Beniamino Caravita amava sostenere che l’allargamento europeo sul fronte orientale non fosse giustificabile solo sulla base di valutazioni di interesse né di efficienza del modello di integrazione. Il coinvolgimento dei paesi orientali nella costruzione eurounitaria fu essenzialmente il frutto di un debito culturale, la resipiscenza da un tradimento, più o meno voluto: l’abbandono oltre cortina di tutti i popoli a est di Vienna. Aprendo ad Oriente, l’Unione tentò di ricucire una ferita, che non è solo il lascito di Yalta. Ciò però impose di traghettare nel progetto unitario un insieme di esperienze culturali, politiche e giuridiche diverse e peculiari. 


Il caso romeno nella dimensione conflittuale dell’integrazione europea


Con la decisione del 22 febbraio scorso, la Corte di Giustizia ha voluto ridefinire in senso centripeto i rapporti con la Corte costituzionale romena, che in una decisione del 2021 si era apertamente rifiutata di conformarsi al Giudice di Lussemburgo in tema di indipendenza della magistratura. Il caso romeno rappresenta un esempio della dimensione conflittuale propria dell’integrazione europea, stretta tra una dinamica di riduzione unitaria e la resistenza degli ordinamenti nazionali alla costruzione di uno spazio pubblico europeo 


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