La Conferenza sul futuro dell’Europa (CoFoE), inaugurata ufficialmente il 9 maggio 2021 (si veda Marchetti per il Blog), nel giorno della festa dell’Europa, si è conclusa il 9 maggio 2022 con una cerimonia presso il Parlamento europeo durante la quale i tre copresidenti del comitato esecutivo della Conferenza hanno presentato ai presidenti delle istituzioni europee la relazione finale di questo inedito processo di democrazia partecipativa. Come noto, la Dichiarazione congiunta che ha dato vita al processo, firmata il 10 marzo 2021 dall’allora Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, dal Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal Primo ministro portoghese Antonio Costa in rappresentanza del Consiglio dell’UE, ha aperto «un nuovo spazio di discussione con i cittadini per affrontare le sfide e le priorità dell'Europa», anche alla luce dell’accresciuta affluenza alle urne durante le elezioni europee del 2019.

L’architettura istituzionale della Conferenza è stata concepita per esaltare la centralità del cittadino in dinamiche decisionali bottom up, che affiancano ai classici canali della democrazia rappresentativa e del dialogo interistituzionale momenti di partecipazione, consultazione e deliberazione tra persone provenienti da ogni angolo d’Europa senza particolare conoscenza delle dinamiche di funzionamento dell’Unione europea. La Conferenza si articola su tre pilastri. Il primo è la piattaforma digitale multilingue, dove i cittadini possono condividere idee e inviare contributi online in uno dei nove ambiti tematici della CoFoE (Cambiamento climatico e ambiente, Salute, Un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione, L’UE nel mondo, Valori e diritti, Stato di diritto e sicurezza, Trasformazione digitale, Democrazia europea, Migrazione e Istruzione, cultura gioventù e sport). La semplicità di accesso alla piattaforma, da effettuarsi con un log in, è potenziata da un meccanismo di traduzione simultanea che permette a cittadini europei di comunicare peer to peer e interagire in modo aperto e inclusivo. Il secondo pilastro è costituito dai quattro panel europei dei cittadini, che raccolgono 800 cittadini selezionati in modo casuale (200 per ciascun panel) per discutere e avanzare raccomandazioni in quattro macro-ambiti tematici che raggruppano i nove cluster già discussi in piattaforma. I partecipanti sono selezionati in modo da garantire la rappresentatività di ciascun panel in termini di origine geografica, sesso, età, contesto socioeconomico e livello di istruzione. In tal modo, le priorità politiche per il futuro dell’Europa vengono discusse tenendo conto di diverse angolature visuali e dei diversi bisogni dei cittadini, dando vita a un inedito e proficuo esercizio di democrazia deliberativa. Il terzo pilastro è la plenaria della Conferenza, i cui membri, divisi in nove gruppi di lavoro corrispondenti ai nove cluster, sono chiamati a discutere sia le raccomandazioni espresse dai panel sia i contributi pervenuti sulla piattaforma. La Plenaria è composta da 449 partecipanti: 108 membri del Parlamento europeo, 108 rappresentanti dei Parlamenti nazionali, 54 rappresentanti del Consiglio (due per ciascuno Stato membro), 3 rappresentanti della Commissione europea, 108 rappresentanti dei cittadini, tra cui 80 rappresentanti dei 4 panel europei dei cittadini (20 per ogni panel), e diversi rappresentanti del Comitato delle Regioni, del Comitato economico e sociale e della società civile. Similmente all’esperienza della Convenzione europea, che vide coinvolti tutti i rappresentanti delle istituzioni europee e dei parlamenti nazionali nella redazione del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, la Plenaria sollecita il più ampio dialogo infra-istituzionale ma aggiunge ⎼ innovazione non di poco conto ⎼ la partecipazione diretta dei cittadini europei.

Il 30 aprile 2022, la Plenaria della Conferenza ha adottato 49 proposte ed è ora compito delle istituzioni europee rispondere alle ambizioni e alle preoccupazioni espresse dei cittadini che si sono concentrate principalmente su ambiente, cambiamento climatico, salute e democrazia europea. Sul primo punto, le Raccomandazioni della plenaria propongono di proteggere e ripristinare la biodiversità ed eliminare l’inquinamento; di rafforzare la sicurezza energetica europea; di promuovere la conoscenza e l’istruzione in materia di ambiente, cambiamenti climatici, uso dell’energia e sostenibilità; di rafforzare la resilienza e la qualità dei sistemi sanitari; di garantire a tutti gli europei l’accesso paritario e universale a un’assistenza sanitaria a prezzi accessibili. Nell’ambito democrazia europea, le proposte si prefiggono di aumentare la partecipazione dei cittadini e il coinvolgimento dei giovani a livello dell’UE: ad esempio, esse invocano l’organizzazione di assemblee dei cittadini per coadiuvare le attività delle istituzioni europee, che non potrebbero discostarsi dalle deliberazioni assembleari senza un’adeguata motivazione, o meccanismi di monitoraggio delle iniziative politiche emerse dai processi di democrazia partecipativa. Per aumentare una coscienza civica europea, inoltre, le raccomandazioni propongono la possibilità di referendum da indire a livello europeo, o la modifica della legge elettorale al fine di armonizzare le condizioni per le elezioni al PE e votare attraverso “liste transazionali” con candidati provenienti da più stati membri. Le raccomandazioni, poi, propongono modifiche all’architettura istituzionale dell’Unione, tra cui l’elezione diretta del presidente della Commissione, e al processo decisionale, suggerendo il diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento europeo e, per garantire una più efficace capacità di azione dell’UE, una generalizzazione del voto a maggioranza qualificata che miri a conservare il voto all’unanimità per le sole questioni riguardanti l’adesione di nuovi paesi all’UE e le modifiche ai principi fondamentali dell’UE contemplati dall’articolo 2 TUE e dalla Carta dei diritti.

Ora che le Raccomandazioni sono arrivate sul tavolo delle istituzioni, la questione più spinosa – e divisiva – resta quella della revisione dei trattati. Con la Dichiarazione congiunta del marzo 2021, i Presidenti delle tre istituzioni si sono impegnati «congiuntamente ad ascoltare gli europei e a dare seguito alle raccomandazioni formulate dalla conferenza», ma «nel pieno rispetto delle nostre competenze e dei principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai trattati europei». Dal momento che molte delle raccomandazioni dei cittadini (ad esempio, quelle in ambito sanitario) chiedono espressamente l’ampliamento delle competenze dell’Unione, attraverso, quindi, la farraginosa procedura di revisione ordinaria prevista dall’art. 48, par. 1, TUE, il dibattito dei prossimi mesi riguarderà la possibilità che la CoFoE sfoci in un procedimento di revisione dei trattati. A tal proposito, è interessante notare che, durante la cerimonia conclusiva della Conferenza, svoltasi il 9 maggio 2022, la Presidente del PE Metsola ha definito tale esito come necessario, fondandolo su un evidente scollamento tra i desideri dei cittadini e la concreta capacità di azione dell’Unione in diversi ambiti, tra cui l’energia, la difesa etc. La fermezza della proposta è stata certamente agevolata dalla Risoluzione del PE, adottata il 2 maggio scorso, sul seguito da dare alle conclusioni della CoFoE: riconoscendo che tali conclusioni «esigono la modifica dei trattati […] chiede pertanto la Convocazione di una Convenzione attivando la procedura di revisione dei trattati di cui all’articolo 48 TUE». La dichiarazione della Presidente della Commissione è stata più sfumata, rilevando che molte delle richieste dei cittadini sono suscettibili di soddisfazione anche rispettando il perimetro delle competenze già previste dai Trattati, ferma restando la possibilità di attivare il procedimento di revisione qualora necessario. Eventualità presa in considerazione anche dal Presidente Macron, in rappresentanza del Consiglio dell’UE, che ha invitato a porre la questione all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo, dove tuttavia sarà difficilissimo trovare un consenso unanime tra Stati: contestualmente alle Dichiarazioni dei tre Presidenti, infatti, 12 paesi membri dell’UE, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia, hanno sottoscritto un non paper sottolineando che la revisione dei trattati non è mai stata tra gli obiettivi della CoFoE e che pertanto tentativi “prematuri” in tale direzione non saranno sostenuti. Nonostante l’incertezza sugli esiti della Conferenza, le dichiarazioni dei Presidenti delle tre istituzioni lasciano presagire che saranno utilizzati tutti gli strumenti attualmente previsti dai Trattati per dar seguito alla voce dei cittadini europei, che hanno reclamato un ruolo più attivo nel decidere il futuro dell’Unione e le sue politiche.


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