Nel corso dell’emergenza pandemica, l’attivazione della clausola di salvaguardia generale, avvenuta già nel marzo del 2020 (comunicazione n. 123 del 2020), ha consentito agli Stati membri dell’Unione Europea di discostarsi dai parametri del Patto di stabilità e crescita (d’ora in avanti, PSC) e di adottare politiche di bilancio per la ricostruzione dell’economia, fondate su di un aumento complessivo degli investimenti statali e su di una maggiorazione della spesa pubblica.

A livello effettivo, gli incrementi generalizzati del debito pubblico e del disavanzo pubblico, che hanno interessato l’Italia e gli altri Paesi membri, sono stati, sempre e comunque, oggetto di monitoraggio da parte delle istituzioni europee, come attestato dalle relazioni specifiche per paese ex art. 126 comma 3 TFUE, pubblicate sia nel 2020, che nel 2021 e nel 2022 (sono particolarmente interessanti i country reports 2022 pubblicati di recente).

Tuttavia, nonostante diversi Stati membri non abbiano osservato i vincoli in materia di bilancio, non ne è seguita quella pressione da parte dell’Unione, volta a un riallineamento progressivo ai criteri del PSC, che si sarebbe registrata in tempi ordinari, per dei valori di disavanzo e di debito altrettanto consistenti: pur mantenendo costantemente accesi i riflettori sulle condizioni delle finanze pubbliche dei singoli Stati, le istituzioni europee hanno adottato un approccio maggiormente flessibile, motivato sulla base delle particolari contingenze emergenziali attraversate dall’intero continente europeo.

Secondo l’intenzione iniziale, venendo meno la fase più acuta di diffusione del virus Covid-19, la clausola di salvaguardia avrebbe dovuto rimanere efficace per l’intero corso del 2022, per poi essere disapplicata a partire dal primo gennaio 2023. Proprio all’inizio del 2022, però, le conseguenze dell’invasione russa, che ha coinvolto ulteriori territori dell’Ucraina, hanno costretto a rivedere le prospettive iniziali sulla durata d’attivazione della clausola.

In un primo momento, con la pubblicazione degli Orientamenti in materia di politica di bilancio per il 2023 (comunicazione n. 85 del 2022), la Commissione Europea ha riconosciuto che l’aggravarsi della guerra in Ucraina avrebbe inciso in senso negativo sulle prospettive di ripresa dell’economia del continente. Per questa ragione, ha aperto alla possibilità di una proroga del periodo d’attivazione della clausola di salvaguardia generale. Dopodichè, il 23 maggio 2022, la comunicazione n. 600 del 2022 della Commissione Europea ha annunciato l’effettiva proroga del periodo d’attivazione della clausola di salvaguardia generale: come spiegato dalla Commissione Europea, «la maggiore incertezza e i forti rischi di revisione al ribasso per le prospettive economiche nel contesto della guerra in Europa, gli aumenti senza precedenti dei prezzi dell'energia e le continue perturbazioni della catena di approvvigionamento giustificano la proroga della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita fino al 2023».

La comunicazione ha, pertanto, determinato la proroga della validità della clausola di salvaguardia per un anno di tempo ulteriore rispetto alla previsione iniziale, dal primo gennaio fino al 31 dicembre 2023: in questo modo, anche per l’intera durata del 2023, gli Stati membri non saranno tenuti a osservare in maniera rigorosa i parametri del PSC e potranno discostarsi da essi, così da poter fornire risposte in termini di politiche pubbliche alle necessità particolari, di carattere economico ed energetico, strettamente conseguenti all’invasione ucraina. La finalità principale della proroga della clausola di salvaguardia è stata quella di consentire, per un periodo di tempo ulteriore, l’adozione di politiche pubbliche di carattere espansivo, finalizzate non più soltanto a promuovere la ripresa economica post pandemica, ma anche ad attuare misure di solidarietà nei confronti del popolo ucraino, a favorire più ampi margini d’autonomia energetica e a contrastare il caro prezzi nel settore dell’energia.

Le politiche di bilancio che saranno adottate da parte degli Stati membri non dovranno guardare esclusivamente alle sfide della transizione ecologica e digitale, di cui è stata acquisita piena consapevolezza già a partire dalla stesura dei Piani nazionali di ripresa e resilienza: a questi profili, si è aggiunta la necessità di politiche di bilancio che dovranno tenere conto non soltanto della crisi energetica in atto, ma anche della mancanza di preparazione di molti Stati membri, eccessivamente dipendenti dall’estero per le proprie esigenze energetiche, così da favorire il graduale potenziamento di fonti di carattere alternativo.

Sempre per le stesse motivazioni, la Commissione Europea ha, fra l’altro, adottato il piano REPowerEU (comunicazione n. 230 del 2020), con l’idea di programmare una serie di provvedimenti volti al risparmio dell’energia, alla diversificazione dell’approvvigionamento e alla transizione progressiva verso fonti di energia pulita. Sulla base delle priorità e degli obiettivi delineati da REPowerEU, è stata fra l’altro ammessa la possibilità di rivedere alcuni contenuti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, in funzione della riduzione della dipendenza energetica degli Stati membri (comunicazione n. 214 del 2022).


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